PTS Cambi di direzione e reactive agility

Appare evidente che in situazioni complesse come quelle che si verificano in un campo da calcio, rugby, football americano o basket, lo stimolo a seguito del quale un giocatore deve adeguare il movimento del proprio corpo, è legato a:

• • movimenti, posizione e atteggiamento posturale degli avversari
  • movimenti, posizione e atteggiamento posturale dei compagni
  • contesto di gioco
  • contesto tattico

Ecco quindi, che nell’allenamento dell’agilità o per meglio definirla, utilizzando una terminologia anglosassone, della reactive agility, entrano in gioco componenti cognitive che riguardano in particolare:

• • la percezione delle informazioni
  • l’associazione del significato di tali informazioni
  • l’elaborazione della risposta motoria conseguente

Dalla combinazione di questi tre fattori, dipende la quantificazione di almeno altri tre aspetti ovvero:

• • il tempo di latenza, cioè il tempo che intercorre tra la somministrazione dello stimolo e l’inizio della risposta motoria
  • la qualità dell’azione motoria
  • la velocità di esecuzione di tale azione

Dato che il fine ultimo dell’allenamento dell’agilità è quello di eseguire un movimento al massimo della velocità possibile, nel minor tempo possibile in risposta ad uno stimolo, appare ovvio che la postura e la velocità del corpo nel momento in cui lo stimolo arriva, debbano essere adeguate.

Da questo consegue che l’atleta più abile nell’eseguire un cambio di direzione, con il minor tempo di latenza e nel modo più veloce possibile, non sarà necessariamente la persona con il più alto picco assoluto di velocità, bensì colui che saprà ottimizzare la propria postura e  velocità, al fine di produrre un cambio di direzione quanto più efficace possibile.